L’enciclopedia Treccani definisce il paratesto come l’insieme di produzioni, verbali e non verbali, sia nell’ambito del volume stesso (quali il nome dell’autore, il titolo, una o più prefazioni, le illustrazioni, i titoli dei capitoli, le note), sia all’esterno del libro (interviste, conversazioni, corrispondenze, diarî, ecc.), che accompagnano il testo vero e proprio e ne guidano il gradimento da parte del pubblico.
È evidente come la nota enciclopedia faccia riferimento al paratesto di un testo scritto su carta e stampato, così come lo erano i manoscritti pazientemente realizzati dai monaci negli antichi conventi, ma anche nei più recenti libri da dopo l’avvento della carta stampata fino a noi.
Quello che l’enciclopedia Treccani non dice, però, è che il paratesto è ormai una componente fondamentale anche dei contenuti realizzati per il web e di cosa si intenda per paratesto nel senso digitale del termine.
Il paratesto ieri e oggi
Assodato che il paratesto non è un’invenzione di Internet, si pensi agli antichi manoscritti: volumi pesanti e polverosi, pieni di parole e custodi di tutta la conoscenza attraverso i secoli, conservata e tramandata grazie alle sapienti e pazienti mani dei monaci amanuensi. Consultare un libro con queste caratteristiche poteva voler dire passare giorni alla ricerca dell’informazione ricercata.
Per venire incontro ad esigenze di praticità, si ricorse quindi a degli elementi, chiamati appunti di paratesto, in grado di aiutare chi fosse alla ricerca di una informazione particolare all’interno di un determinato volume. Alcuni di questi elementi di paratesto erano:
- I titoli correnti: titoli, solitamente abbreviati, dell’opera o del capitolo, che compaiono in testa a ogni pagina;
- La rubricazione: procedura eseguita dai copisti quando aggiungevano a margine lettere iniziali (o capolettera) e titoli in rosso per suddividere a colpo d’occhio il testo in sezioni;
- L’inserimento di indici ragionati: nei quali viene indicata in estrema sintesi quale sia l’argomento trattato in quel capitolo o sottocapitolo;
- Altre risorse che, collocate ai margini del testo principale, permettevano di individuare facilmente le informazioni chiave, senza dover leggere tutto il testo.
Questo modo di organizzare, evidenziare e strutturare un testo ha come obiettivo quello di aiutare la mente umana a carpire più velocemente informazioni e dati e, a sua volta, organizzarle per poi servirsene al momento opportuno.
Con l’avvento di Internet, il paratesto ha raggiunto una nuova dimensione, precisamente una terza dimensione che è quella che distingue la scrittura lineare dei libri su carta da quella tridimensionale del web. In questo modo, il paratesto non ha cambiato la sua definizione ma l’ha ampliata. Oltre ad essere quello che è intorno e vicino al testo, è anche tutto ciò che determina relazioni fra un testo e un altro, fra una pagina di un sito e un’altra.
Per paratesto, quando si parla di scrittura per il web, si intende l’insieme dei titoli, sottotitoli, didascalie, parole chiave evidenziate all’interno del testo e testi dei link. Il paratesto, all’interno di un sito, è fondamentale per migliorare la user experience: il paratesto è il discriminante fra una struttura coerente che aiuta la navigazione in tutte le direzioni e una piena di vicoli cechi che frustrano l’utente e lo spingono a non rientrare più in quel sito.
Ecco quindi che il paratesto ha un ruolo chiave non solo nella dimensione lineare del contenuto, ma in tutte le dimensioni del sito, diventando un fattore determinante per chi si occupa dell’architettura delle informazioni: i segnali paratestuali indirizzano il lettore attraverso l’insieme delle informazioni e danno coerenza logica all’intero sito.
I segnali paratestuali, un insieme di contenuto e grafica
Esattamente come i segnali stradali, quelli paratestuali sono costituiti da due elementi: una parte grafica e una linguistica: il loro perfetto equilibrio da al segnale (stradale e paratestuale) un significato univoco e inequivocabile.
Dal punto di vista grafico, è fondamentale che il segnale paratestuale sia leggibile e quindi si può agire su:
- Il carattere tipografico, prediligendo quelli standard, ed evitando il corsivo, che sullo schermo ha una pessima resa;
- Sulle dimensioni del carattere: mai troppo ridotte;
- Il colore del testo e il contrasto con lo sfondo: il migliore è sempre bianco e nero.
È inoltre consigliabile differenziare in modo netto la componente grafica usata nel testo e quella per i segnali paratestuali.
Tutto questo richiede che l’ideazione delle componenti di paratesto vada fatta a quattro mani fra chi scrive i contenuti e chi si occupa dell’architettura delle informazioni e soprattutto in contemporanea, per non ritrovarsi a dover rivoluzionare spazi o testi a lavoro concluso, rischiando di ottenere un prodotto finito posticcio e poco efficace.
Il paratesto sulla carta stampata oggi
La continuità e l’influenza reciproca che la scrittura tradizionale e quella per il web hanno, ha fatto sì che, oggi, un po’ della tridimensionalità dei testi digitali sia entrata a far parte anche delle pagine stampate. Si cerca, infatti, di facilitare un lettore che è sempre più abituato a fare un semplice click per ottenere le informazioni che cerca.
Ad esempio, è sempre più frequente trovare un indice che ha sfondato i confini angusti del modello titolo-pagina e che ora riporta un piccolo riassunto che permette una navigazione ipertestuale in grado di far trovare le informazioni prima senza dover leggere tutto il capitolo.