Per molti professionisti, poter contare su un CEO brand è un obiettivo strategico specifico, che va ben al di là del diventare social CEO. La ragione deve essere individuata nel rispetto e nella fiducia che il leader di un’impresa può suscitare non solo presso la comunità finanziaria e gli analisti, ma anche tra gli stakeholder di riferimento. Questo è di certo un indice di performance pari al valore delle azioni o al profitto; ma in alcuni casi è addirittura superiore, proprio perché rispetto e fiducia nei confronti di chi guida un’azienda sono in grado di influenzarne i profitti in maniera diretta.
Il personal branding per un CEO
Il personal branding di un CEO deve essere curato con la massima attenzione, anche perché si sta parlando del dipendente di maggior rilevanza dal punto di vista della comunicazione. Se è vero che ciascun dipendente parla per conto dell’azienda per cui lavora, ecco che l’identità dell’impresa non può che essere rappresentata da chi la guida, proprio come un capo di Stato parla a nome di una nazione intera. Sul piano del personal branding, è necessario badare alla chiarezza della strategia e focalizzarsi sulla visione del CEO, ma anche sulla sua autorevolezza, che ha a che fare tra l’altro con la sua volontà di assumere dei rischi e con le modalità con le quali le decisioni vengono prese. Insomma, una vasta gamma di fattori potenzialmente determinanti, perché in grado di influenzare i pubblici e di ispirarli.
Come si fa CEO branding
Il CEO branding corrisponde a un insieme di azioni strategiche il cui obiettivo è quello di rafforzare il posizionamento, la missione e la visione di un’azienda per mezzo della personalità, dei valori e dell’identità di chi sta al comando. Parlare di CEO branding al giorno d’oggi è quasi indispensabile se ci si concentra sui leader delle organizzazioni, ma è bene essere consci del fatto che non si tratta di un argomento semplice. L’alto livello di complessità è determinato dai tanti aspetti che entrano in gioco: non solo il branding, ma anche la leadership interna, le pubbliche relazioni, la strategia aziendale e l’organizzazione, senza dimenticare gli aspetti di lobbying.
La strategia del personal branding
Vale sempre la pena di ricordare che il personal branding va considerato come una strategia, per la quale è possibile attivare una quantità di risorse più o meno elevata in base al target. Di certo è uno strumento prezioso per valorizzare le figure più importanti di un’azienda e, quindi, per favorire il conseguimento degli obiettivi dell’impresa. Gli strumenti visuali e il design thinking sono due dei metodi che possono comporre la progettualità in un piano di CEO branding. In particolare, il design thinking è il paradigma concettuale a cui fare riferimento per riuscire a operare in spazi complessi e ambigui; gli strumenti visuali, invece, favoriscono una presa più efficace dei concetti nelle persone che se ne avvalgono, e in più rendono il processo più rapido.
La progettualità è alla base del successo
La formazione è un elemento da cui non si può prescindere per lo sviluppo del know-how e per l’assimilazione delle competenze richieste; tuttavia da sola non può bastare se si vuol mettere a punto una vera e propria trasformazione. Quello di cui si ha bisogno è una specifica progettualità, che comprenda varie fasi di lavoro, attività differenti e lavori diversi. Per questo motivo non è da escludere l’ipotesi di fare riferimento a un’azienda di consulenze o a un’agenzia specializzata in questo settore: realtà in grado di sfruttare le metodologie più efficaci e che non tengono conto unicamente della comunicazione digitale o della formazione.
La leadership moderna deve essere reinventata
Un numero sempre più elevato di CEO ha cominciato a servirsi di strumenti e spazi nuovi nella speranza di approfittare di nuove occasioni a vantaggio delle organizzazioni per cui essi lavorano. Tanti, per esempio, hanno iniziato ad adottare dei comportamenti social, che di certo rappresentano una parte importante nel contesto delle strategie di CEO branding, siano esse più o meno approfondite. Quello che stiamo vivendo sembra essere il momento migliore per procedere a una rivisitazione del concetto di leaderhip. Ciò si spiega con la maggiore visibilità di cui oggi possono godere i top executive, il cui ruolo è mutato in maniera profonda, in direzione di una maggiore accessibilità. I leader sono più connessi e più social; a trasformarsi, inoltre, è stato anche l’ambiente competitivo. Tutto questo comporta un cambiamento delle attese degli stakeholder, degli investitori e dei clienti, i quali si aspettano di poter accedere senza soluzione di continuità alla visione dei leader.
La fiducia verso le aziende
Nel corso degli ultimi decenni si sono susseguite diverse crisi finanziarie che hanno determinato un crollo della fiducia e addirittura del rispetto nutrito per le corporate. Una situazione simile ha coinvolto gli stessi leader delle aziende, che in molti casi finiscono nel mirino dell’opinione pubblica a causa delle retribuzioni molto elevate a cui hanno diritto: il che diventa un problema se il loro lavoro è percepito come inutile o addirittura negativo.
Perché il CEO branding si sta diffondendo sempre di più
La diffusione in ascesa del CEO branding si spiega anche grazie al ricorso a strumenti che eludono la comunicazione tradizionale e non si basano più sui media. Un semplice tweet di Elon Musk, per esempio, può avere ripercussioni clamorose sui mercati. C’è chi sostiene che un paio di tweet del padre di Tesla abbiano avuto un costo, dal punto di vista della capitalizzazione dell’azienda, pari più o meno a 14 miliardi di euro. D’altro canto, la disponibilità di nuovi strumenti di comunicazione induce a comunicare sempre di più in maniera diretta. La conseguenza è che le persone sono più portate a fidarsi dei singoli individui che ci mettono la faccia e non, sui canali digitali, delle aziende, che nella maggior parte dei casi sono piuttosto impersonali. Infine, un ultimo trend da prendere in considerazione è quello relativo alla crescita della sensibilità dell’opinione pubblica verso temi come le differenze sociali, l’uguaglianza, l’ambiente e il riscaldamento globale.