Il personal branding è un aspetto di fondamentale importanza per una considerazione della reputazione personale, non solo offline ma anche online, sia dal punto di vista privato che sul piano lavorativo. Fare personal branding vuol dire in un certo senso fare marketing per promuovere sé stessi: un compito impegnativo e che, soprattutto, richiede una gestione a 360 gradi, per effetto della quale in ogni singolo contesto è opportuno interpretare un ruolo ben preciso. Per riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati è necessario orientarsi e spaziare con disinvoltura tra il mondo virtuale e quello reale.
L’autovalutazione
Il primo passo che si deve compiere nel contesto di una strategia per promuovere la reputazione personale è quello dell’autovalutazione. Conoscere sé stessi è indispensabile per vendersi – se così si può dire – agli altri. Occorre interrogarsi, quindi, sulle proprie capacità per riflettere su ciò che si è in grado di fare e sulle competenze di cui si è in possesso. Al tempo stesso è bene cercare di capire quale ruolo si è intenzionati a rivestire, quali sono i propri punti di forza e quali, invece, le potenziali debolezze. Si tratta di cimentarsi in una sorta di auto-test che, ovviamente, deve essere effettuato con la massima obiettività: solo così si può avere credibilità e risultare affidabili per partner, datori di lavoro o clienti. La consapevolezza è una caratteristica essenziale per un personal branding vincente.
Mettersi nei panni degli altri
In seguito, può essere utile adottare il punto di vista di altri soggetti: non solo il potenziale cliente, ma anche – per esempio – i professionisti con cui si è collaborato in passato, oppure le figure con le quali si vorrà lavorare in futuro. Mettersi nei panni degli altri serve a riflettere su sé stessi e su ciò che si è in grado di offrire loro. Può servire, magari, stilare un elenco di domande da porsi. In questa fase, alcune caratteristiche si rivelano estremamente preziose: la competenza, per esempio, ma anche l’ascolto e l’umiltà. Si deve meditare sulle capacità che si hanno in termini di problem solving, di affidabilità, di gestione del tempo, e così via.
Quale obiettivo si intende conseguire?
A questo punto l’auto indagine preventiva si può considerare conclusa, e dunque si può passare allo step successivo, che consiste nel definire il traguardo che si ha in mente di raggiungere: qual è, in sostanza, l’obiettivo a cui si mira? È chiaro che se non si risponde a questa domanda non è possibile intervenire sulla reputazione personale in modo specifico. Si tratta di un passaggio inevitabile, perché permette di personalizzare il proprio brand in base al contesto in cui ci si trova ad agire. Essere intraprendenti è quasi un obbligo, ma gli obiettivi devono comunque essere realistici.
Le caratteristiche del mercato
Solo conoscendo il mercato di cui si fa parte, o di cui si vuol entrare a far parte, è possibile capire qual è la strada da percorrere per raggiungere il traguardo auspicato. A seconda degli obiettivi, è necessario tracciare una strategia ben precisa, che poi nel corso del tempo potrà essere modificata e ricalibrata di volta in volta in funzione delle contingenze. Essere precisi e versatili permette di adattare il proprio modus operandi in base agli interlocutori con cui ci si relaziona.
Come vendersi
Nel momento in cui si lavora sulla reputazione personale, si deve pensare a sé stessi come a dei prodotti. In particolare, il prodotto che si deve vendere è l’insieme di competenze e di capacità che si è in grado di offrire. Bisogna rivolgersi agli altri con un atteggiamento consapevole e obiettivo: la disponibilità ad adattarsi è una dote apprezzata. Il contenuto è importante, ma la forma lo è altrettanto: così come per un prodotto conta anche la confezione in cui viene proposto, così per un professionista è essenziale prestare attenzione al proprio aspetto. Per presentarsi in maniera efficace conviene non rinunciare a un dress code adeguato. L’aspetto fisico comprende i vestiti che si indossano e il modo in cui ci si prende cura di sé stessi, ma anche i fattori che hanno a che fare con la prossemica. Comunicare bene vuol dire anche sapersi comunicare bene: nel mercato di oggi la visibilità è un aspetto essenziale, e occorre adattarsi. Infine, è utile concentrarsi sull’assertività, un aspetto che viene preso in considerazione sempre più spesso nel mondo del lavoro: è la capacità di parlare definendo con chiarezza le proprie esigenze evitando di prevaricare gli altri. Un buon compromesso tra educazione e carisma, insomma.
Che cosa fare per promuovere sé stessi
Le strategie di promozione che si possono adottare nel contesto della reputazione personale variano a seconda dei canali di comunicazione che si decide di utilizzare. Il classico biglietto da visita, per quanto tradizionale, è ancora uno strumento efficace per auto sponsorizzarsi; ma poi ci sono anche i social network come Twitter, Facebook o LinkedIn. E, ancora, ecco le pubbliche relazioni e i blog. La comunicazione non è solo verbale, ovviamente: tutto contribuisce a formare le opinioni altrui. La creatività è il punto di partenza ideale per comunicare e promuovere sé stessi, magari con la giusta dose di intraprendenza. Si fa personal branding anche nelle relazioni private, e per raggiungere il proprio obiettivo è essenziale essere memorabili e sintetici.
Analizzare i risultati ottenuti
Alla fine, arriva il momento in cui si devono analizzare i risultati ottenuti: l’esame ex post serve a verificare ciò che si è fatto e come ci si è comportati, per una completa autovalutazione del lavoro che è stato compiuto. La sinteticità, l’atteggiamento e le abilità comunicative sono alcuni degli aspetti su cui si deve riflettere. Non è certo vietato commettere degli errori, ma quel che conta è imparare dagli stessi e adottare un atteggiamento costruttivo. Quando si sbaglia, non si deve affogare nel senso di colpa, ma al contrario è importante trasformare le cadute in opportunità che aiutano a consolidare una strategia che si rivelerà vincente in futuro. Autocommiserarsi non serve a niente, perché la formazione nel personal branding non si esaurisce mai: si impara sempre, tanto nelle relazioni quanto nel lavoro.